Quel paese

In quel paese della Bassa l'asfalto non era ancora steso.
Io ho un ricordo ben chiaro di un nastro nero, dove prima c'era solo polvere. Mi sembrava sconfinata e larghissima, quella strada nera.
Io ci correvo sopra, con la bicicletta, o, per meglio dire, mi divertivo a zigzagare. Quello che mi é lucido nella memoria é la felicità.
Sicuramente un ricordo molto bello. La felicità non é cosa semplice, non lo é mai stato. Eppure ho ricordo bello e mi piace partire da questo.
C'era anche il sole, quel giorno. Forse il nero di un temporale in lontananza, utile per contrastare quell'arco di rose canine fucsia, si stagliava verso il Garda.
Da lì arrivavano i temporali più devastanti. Portavano grandine, talvolta. La nonna piangeva quando la grandine distruggeva quella vigna con cui ricavava, lei che era una di origine contadina, un vino pessimo...  

Il nonno

Non ricordo il nonno "giovane". Il suo viso è sempre lo stesso: pochissimi capelli abbastanza lunghi, grigi e leggerissimi. Se dovessi descrivere un filo leggero e inconsistente penserei ai capelli del nonno. Lo accarezzavo, mi piaceva sentire il contatto con quei pochi fili bianchi. Sento ancora il piacere e la sicurezza che quel tocco mi trasmettevano.

Non aveva mai la barba ben fatta, qua e là spuntava un pelo dimenticato, bianco. Era ben grassottello, un idolo, anche se non ricordo dialoghi importanti. Lui mi vedeva crescere, e ne orgoglioso.

La vasca da bagno, in casa, fu un evento. Fui il primo ad utilizzarla, non dovevo essere piccolissimo, il nonno, con la mamma, mi guardava sguazzare e fare apprezzamenti sulla mia crescita.

Quel benedetto "servizio".

Non ricordo tensioni. Tutto scorreva, tra le miserie della vita dei grandi, per me, in modo sereno.

Non sentivo le loro preoccupazioni, le loro ansie, le loro paure.

Il papà, in quegli anni non c'era, non era presente nella mia vita. A quell'epoca poteva avere non più di trentacinque anni. Non lo ricordo affatto giovane. Non poteva essere giovane.