Ritrovarsi

E' difficile riportare la testa a posto, 
dopo anni di lavoro e meccanismi 
che imponevano una strada da percorrere. 
E' anche difficile ritrovare il rapporto giusto 
con le persone e tra le persone.
Dopo anni, forse 25, ho ritrovato scritti 
mai dimenticati, pensieri spesso acerbi, 
talvolta lucidi e sinceri. 
Per prima cosa ho provato curiosità, 
quindi stupore e malinconia.

Papà

Non ho mai capito nulla di papà, ma ciò è durato moltissimo nel tempo. Anche da adulto pensavo che lui non mi volesse bene o mi considerasse un po' debole, insignificante.
Che errore: mi apprezzava, mi stimava, andava fiero di me. Penso di aver iniziato a comprenderlo solo dopo i 40 anni. Era contento di ciò che via via stavo realizzando: gli piaceva il mio lavoro, gli piaceva vantarsi di me, andava fiero che avessi studiato.
Con l'andare degli anni ha iniziato ad essere meno irascibile, ad essere più vicino a mia madre, a sopportarla e non scontrarsi con le sue ansie e le sue piccole nevrosi, tutte dettate da una depressione che la divorava.
Ricordo che andava a farle la spesa: prosciutto, pane, mele, verdura, carne... Non indovinava mai niente per quanto fosse estremamente ligio al compito: il prosciutto era troppo grasso o troppo magro, la carne dura e così via. Era la mamma che ormai era stanca, di tutto un po', meno che della vita. Ammalato, tutto ha iniziato a capovolgersi, anche -soprattutto- in me. Volevo vederlo quasi ogni giorno, un attimo, una frazione di minuto, ma volevo vederlo. Ed ho capito quanto gli volessi bene, ho capito quanto lui contasse per me. Quanto mi abbia sempre sostenuto solo adesso riesco ad averlo chiaro.

Vivere

È, più o meno, "l'incapacità di costruire il futuro".
Credo di essere sempre stato preda di questa infernale malattia.
Più serio è diventato il problema dopo l'infarto. Mi sono curato con l'aiuto di uno psicologo e di psicofarmaci.
Alla fine ci si sente "sospesi", vuoti, nel senso più pregnante del termine. Il trattamento psichiatrico serve a rendere l'animo indifferente, a smussare ogni spigolo, a togliere i picchi nell'umore.
La "complessità", che è il senso della vita stessa, viene appiattita, in parte eliminata. Si fatica a tenere più situazioni sotto controllo, si vive tranquilli perchè non c'è l'agitazione dettata dall'affrontare più problemi contemporaneamente.
La depressione molto spesso maschera la realtà. Spesso la depressione non è visibile, ma è una menomazione invalidante.

Viaggiare

Quando sto per viaggiare sono sempre emozionato.
In particolare mi emoziona il percorso verso l'aeroporto, immaginare l'incastrarsi degli appuntamenti, attendere di sbrigare le solite pratiche legate all'imbarco.
Quando sono partito per Pechino ero più frastornato. All'uscita dalla Stazione di Milano Centrale ho trovato piccole corriere che portavano a Linate, 5 euro o 7. Di Linate non ricordo quasi nulla se non il fatto che ad un certo punto non trovavo più il mio maglioncino di cotone, mi avrebbe fatto comodo. L'aereo appena imbarcati è freddo, ma siamo arrivati velocemente a Francoforte. Diverso il volo sul A380, comodo e grande. Mi portava in un altro mondo, avrò modo di riparlarne.
Sto saltando un sacco di anni. Mi è difficile riprendere il ritmo ed alcuni fili che avevo chiari nella mia testa.

Votare

Oggi si vota. Riprendo a fare il bravo cittadino.
Da anni non mi sentivo così interessato ad una competizione politica. 
Alle Europee credo che voterò la lista Tsipras, al comune ho deciso che voterò il candidato PD e darò la mia preferenza ad un ex-studente della mia scuola.

Buio

Non avevo i pensieri torvi che spesso mi attanagliano ora: 
la notte scaccio chi mi vorrebbe "prendere", infastidire, intimorire. 
Ho paura la notte, da solo, a casa. 
Ho paura di vedere qualcuno, di essere toccato, 
di essere guardato, di essere vegliato. 
Sveglio, non ho il coraggio di aprire gli occhi 
quando le mie percezioni costruiscono anime attorno a me. 
Non voglio vedere chi mi guarda, 
voglio essere lasciato solo. 
Ho sempre avuto timore del buio, 
l'ho sempre sconfitto sfidandolo: 
girare ad occhi chiusi per casa, 
abituarmi a contare i passi, 
avere accortezza, "cieco", 
di non sbattere contro le porte. 
Allungo le mani più per scacciare gli spettri 
che mi ossessionano 
che per proteggermi da inevitabili spigoli. 
Non ho paura di trovare papà, mio padre. 
Lui non mi fa paura, mi darebbe noia sbattere 
contro la mamma o la nonna o il nonno... 
sono tutti morti i miei riferimenti, la mia vita, le mie radici. Sono io ora la fonte ultima della storia, 
ragazze mie:
non potete andare più "lontano" nel tempo. 
I nonni se ne sono andati.